PERCHÉ IL TERRORISMO NON CI DEVE PREOCCUPARE

Leggo su un vecchio articolo de La Stampa che  nel mondo, solo nel 2014, le vittime del terrorismo sono state 32.658, ben l’80% in più rispetto al 2013, 18.111.

L’articolo prosegue citando il Global terrorism database Università del Maryland, (elaborazione Catchy per La Stampa) secondo il quale tra il 1970 e il 2014 in media ci sarebbero state 394 azioni terroriste l’anno in Europa. Nel mondo, invece, ci sono stati, in questo arco temporale, 62.145 attacchi, 1.381 attentati con almeno una vittima ogni anno, quasi quattro al giorno.

Qui, invece, si può vedere un grafico dell’istituto di elaborazione di dati Statista che mostra il numero di vittime in Europa Occidentale, suddivise per nazionalità, tra il 1970 e il 2015, mostrando un picco nel 1988 con un numero di morti tra 425 e 450. Nel 2015 non si arriva a 150 e negli anni precedenti siamo ampiamente sotto le 25 vittime.

vittime terrorismo

Leggo, poi, su wikipedia che in Europa gli incidenti stradali sono una delle prime cause di morte, con più di 120.000 vittime all’anno.

Un articolo de La Stampa dichiara che nel 2015 nell’Unione Europea le vittime registrate sono state 26mila, come nel 2014 (fonte Eurostat) per una media di 51 morti per milione di abitanti.

Secondo il sito dell’ASAPS (Portale della Sicurezza Stradale), nel 2015 sulle strade della UE, 26.300 persone hanno perso la vita (in media 70 al giorno): l’1,3% in più rispetto all’anno precedente.

Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la salute pubblica, scrive che gli incidenti stradali sono un problema di salute pubblica molto importante, ma ancora troppo trascurato e che per l’Oms sono la nona causa di morte nel mondo fra gli adulti, la prima fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni e la seconda per i ragazzi dai 10 ai 14 e dai 20 ai 24 anni. Si stima, inoltre, che senza adeguate contromisure, entro il 2020 rappresenteranno la terza causa globale di morte e disabilità. Il peso di questo problema non è distribuito in maniera uniforme ed è fonte di una crescente disuguaglianza tra i diversi Paesi, con svantaggi socioeconomici delle categorie di persone più a rischio.

Epicentro riporta che Secondo il rapporto 2009 “European status report on road safety. Towards safer roads and healthier transport” dell’Oms Europa, ogni anno circa 120 mila persone muoiono a causa di incidenti stradali nella Regione europea dell’Oms, mentre 2,4 milioni rimangono infortunate.

Pedoni, ciclisti e motociclisti costituiscono circa il 39% delle vittime della strada e, mediamente, i Paesi a basso e medio reddito hanno un numero complessivo di incidenti pari al doppio di quello dei Paesi industrializzati. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte nei giovani di età compresa tra i 5 e i 29 anni e hanno un impatto sulle economie dei singoli Paesi superiore al 3% del prodotto interno lordo.

Il 70% degli incidenti mortali avviene nei Paesi più poveri e, all’interno dei Paesi dell’ex Unione sovietica, il tasso di mortalità è circa quattro volte superiore a quello dei Paesi nordici. I Paesi dell’Est europeo sono quelli con la più alta proporzione di incidenti mortali per i pedoni, mentre Italia, Grecia, Malta, Cipro e Francia sono gli Stati con il più elevato numero di decessi per incidenti mortali in moto.

La differenza tra i 120.000 morti dell’Europa OMS e i 26.000 dell’Unione Europea sembrano un segnale di una maggior attenzione e di maggiori norme di sicurezza dell’area UE.

Secondo le stime pubblicate nel 2009 dall’Oms nel “Global status report on road safety”, ogni anno i morti sulle strade sono circa 1,3 milioni e le persone che subiscono incidenti non mortali sono tra i 20 e i 50 milioni.

Nel 2004 gli incidenti stradali si collocavano al quarto posto nella classifica delle cause più importanti di morte della popolazione mondiale, ma per il 2030 si prevede che raggiungano la quinta posizione. I Paesi a basso e medio reddito hanno un tasso di incidenti mortali maggiore rispetto ai Paesi più ricchi: rispettivamente 21,5; 19,5; 10,3 ogni 100 mila persone. Pur avendo solo il 48% del totale dei veicoli registrati, nei Paesi più poveri si verifica il 90% degli incidenti globali. Malgrado nei Paesi industrializzati negli ultimi 40-50 anni il tasso di mortalità per incidente stradale sia diminuito, l’incidente stradale rimane una delle più importanti cause di morte e disabilità.

Avete letto?

Posso farvi una domanda?

Quale causa di morte vi preoccupa di più, il terrorismo o il traffico auto?

Pesano di più 100 morti all’anno o 120.000?

Un milione e trecentomila morti all’anno sulle strade del mondo non vi sembrano degni di attenzione? Non vi sembra un tema che dovrebbe stare nelle prime pagine dei giornali ogni giorno? Non dovrebbe trovarsi al primo posto nei programmi politici di ogni partito?

Come possiamo accettare che dei demagoghi ci prendano in giro e chiedano di limitare la nostra libertà e la nostra privacy in nome di una del tutto falsa esigenza di sicurezza?

Non faremmo assai meglio il bene dell’Europa e del mondo combattendo le morti su strada piuttosto che lottando contro alcuni esaltati che ammazzano gente?

Non dico che costoro non vadano fermati e puniti, come è giusto per ogni criminale. Ogni omicidio è un delitto. Ma le automobili dovrebbero essere una preoccupazione assai maggiore per tutti noi. Sono loro i nostri veri killer!

Eppure le auto non sono il solo dei problemi di cui la politica e i media dovrebbero occuparsi assai di più invece di prenderci in giro parlandoci di terrorismo e dando risalto a pochi squilibrati ed esaltati, facendoli sentire molto più importanti di quello che sono, facendogli credere di poter influenzare le nostre esistenze molto di più di quanto in realtà siano in grado di fare.

Il vero pericolo sono quei media e quei politici che vogliono farci credere che il terrorismo sia una priorità.

Ci sono molti temi che dovrebbero interessare la politica e i media, ma limitiamoci qui a parlare di quelli che concernono la morte.

Quali sono le principali cause di morte? Abbiamo visto che non lo è certo il terrorismo, la cui incidenza statistica è inessenziale e ridicola.

Secondo l’Eurostat per l’UE-28 per il periodo di riferimento 2012 le cause di morte di gran lunga predominanti in Europa sono le malattie del sistema circolatorio (393,6 ogni 100.000 abitanti) e i tumori (neoplasie maligne).

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Il tasso di mortalità standardizzato per le malattie ischemiche del cuore nell’UE-28 è di 137 decessi per 100 000 abitanti.

Le malattie respiratorie sono la terza principale causa di morte nell’UE-28.

Secondo questo studio le cause di morte per incidenti stradali sono di 6,3 ogni 100.000 abitanti. Dunque le malattie ischemiche del cuore sono una causa di morte assai più grave persino degli incidenti automobilistici, che, come abbiamo visto, sono molto più rilevanti degli effetti del terrorismo.

Il Sole 24 Ore riporta che al primo posto nel mondo tra le cause di decesso ci sono le malattie ischemiche cardiache, con 7,4 milioni di decessi, seguite dall’ictus, con 6,7 milioni di morti. Sono state queste, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, le due principali cause di morte nel mondo nel 2012. Al terzo posto della “top 10” stilata dall’Oms figurano, ex aequo, la broncopneumopatia cronica ostruttiva e le infezioni delle vie aeree inferiori, responsabili ciascuna di 3,1 milioni di decessi. Al quarto i tumori polmonari (insieme con quelli della trachea e dei bronchi), che hanno fatto registrare 1,6 milioni di decessi, e al quinto posto l’Hiv/Aids, con 1,5 milioni, pari merito con diarrea e diabete. Gli incidenti stradali, che nel corso del solo 2012 hanno fatto registrare 1,3 milioni di morti a livello mondiale, figurano al sesto posto. A chiudere la “top 10” sono le patologie ipertensive, responsabili di 1,1 milioni di decessi.

Per dirla con le percentuali, le malattie ischemiche cardiache rappresentano il 13,2% di tutte le morti a livello globale, l’ictus l’11,9%, la broncopneumopatia cronica ostruttiva il 5,6%, le infezioni delle basse vie aeree il 5,5%, i tumori a trachea, bronchi e polmoni il 2,9%, l’Hiv/Aids, la diarrea e il diabete mellito il 2,7% ciascuno, gli incidenti stradali il 2,2% e le patologie ipertensive il 2%. Il 48,6% rappresenta invece le morti “per altre cause”.

Alcune di queste malattie sono determinate dal nostro stile di vita. Il nostro stile di vita comprende la creazione di inquinamento. Le automobili sono un’importante causa di inquinamento.

Leggo su Terra Nuova che nel 2012 circa 7 milioni di persone sono morte a causa dell’inquinamento atmosferico. Sarebbe la sentenza glaciale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che ha pubblicato uno studio ricco di dati e statistiche sugli effetti dell’urbanizzazione sulla salute umana. Le aree geografiche più interessate con 5,9 milioni di decessi sono in Asia e nelle regioni del Pacifico.

Per essere più precisi, però, il rapporto distingue tra decessi derivati da inquinamento atmosferico outdoor e inquinamento indoor. La cattiva aria che respiriamo negli spazi chiusi provoca addirittura più decessi: circa 4,3 milioni contro i 3,7 milioni negli spazi aperti.

Per l’inquinamento indoor le cause principali sono il fumo, le emissioni di fornelli e cucine, e il riscaldamento a legna o carbone.

I numeri generali sono raddoppiati. Nello studio precedente, datato 2008, l’OMS aveva parlato di 3,2 milioni di morti totali, di cui 1,3 per l’inquinamento esterno e 1,9 per quello domestico.

I dati rivelano uno stretto collegamento tra inquinamento in aree confinate e inquinamento esterno, con una diffusa incidenza su malattie cardiocircolatorie, infarti, ischemie, tumori.

Nello schema (Fonte OMS) seguente si riassumono le percentuali di incidenza delle singole malattie:

Inquinamento atmosferico esterno:

40% – ischemie cardiache

40% – ictus

11% – malattia polmonare ostruttiva

6% – cancro al polmone

3% – infezioni respiratorie acute nei bambini

 

Inquinamento indoor:

34% – ictus

26% – ischemie cardiache

22% – malattia polmonare ostruttiva ..

12% – infezioni respiratorie acute nei bambini

6% – cancro al polmone

Un post su QualEnergia di marzo 2016 riporta che una morte su quattro a livello mondiale è causata da fattori di rischio ambientale. Secondo quest’articolo sarebbero ben 12,6 milioni le morti attribuibili all’inquinamento ambientale. In Europa nel 2012 l’inquinamento ha provocato 1,4 milioni decessi prematuri. Siano 7 o 13 milioni i morti da inquinamento, sono comunque una percentuale rilevante. Un morto su quattro, se possiamo considerare vera tale informazione, sarebbe ancor più impressionante.

Su Epicentro si legge che nel documento “Country profiles of the environmental burden of disease” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (il primo rapporto sull’impatto delle condizioni ambientali sulla salute Paese per Paese, presentato in un convegno a Vienna  il 13-15 giugno 2007) i rischi ambientali considerati sono l’inquinamento, le radiazioni ultraviolette, i fattori occupazionali, i cambiamenti climatici e degli ecosistemi, i rumori, l’edilizia, l’agricoltura e i comportamenti delle persone. Le malattie causate da questi fattori comprendono diarrea, infezioni respiratorie, asma, malattie cardiovascolari, oltre agli infortuni e ai disturbi dello sviluppo del sistema nervoso.

I dati indicano che in tutti i Paesi la salute della popolazione potrebbe migliorare molto riducendo i rischi ambientali: in tutto il mondo si potrebbero evitare 13 milioni di morti ogni anno. Nessun Paese è immune dal fenomeno, ma i dati mostrano anche enormi diseguaglianze: nei Paesi a basso reddito gli anni di vita in buona salute persi a causa di disabilità (Daly) sono venti volte quelli dei Paesi ricchi. Tra i più colpiti ci sono Angola, Burkina Faso, Mali e Afghanistan.

In alcuni Paesi, addirittura un terzo delle malattie potrebbero essere prevenute con miglioramenti ambientali. In 23 Paesi più del 10% delle morti sono dovute alla cattiva qualità dell’acqua e all’inquinamento nei luoghi chiusi causato dall’uso di combustibili per cucinare.

La fascia di popolazione più colpita è quella dei bambini fino a 5 anni, che rappresentano il 74% dei morti per malattie diarroiche e infezioni alle basse vie respiratorie. Per ridurre in modo significativo il tasso di morti sarebbero quindi molto utili gli interventi al livello delle abitazioni: l’uso di gas o elettricità per cucinare, il miglioramento della ventilazione e il cambiamento di alcune abitudini di vita (per esempio, tenere i bambini lontani dal fumo di tabacco).

 

Posso ripetervi la domanda?

Se un politico o un giornale o un canale televisivo vi dicono che il terrorismo è il nostro primo  problema, cosa pensate?

Se il terrorismo avesse fatto 7,4 milioni di morti all’anno come le malattie ischemiche cardiache sarebbe di sicuro Il Nostro Problema, con tutte le maiuscole che volete, ma non è così.

 

Se qualcuno vi dice che la lotta al terrorismo è una priorità, pensate abbia ragione?

Se qualcuno vi dice che dobbiamo avere paura dei terroristi, pensate abbia ragione?

Se poi qualcuno viene persino a dirvi che dovremmo avere paura degli islamici in genere, perché una piccolissima minoranza di loro è rappresentata da terroristi, pensate abbia ragione? Quanti mussulmani pensate siano terroristi? E quanti cristiani? Non ho statistiche, ma che percentuali immaginate? Nel 2010 il cristianesimo era di gran lunga la religione più seguita al mondo (2,2 miliardi di seguaci su 6,9 miliardi di abitanti sulla Terra, circa il 31% della popolazione globale). Di contro, l’Islam raccoglieva 1,6 miliardi di seguaci (il 23% della popolazione). Sono 1,6 miliardi di terroristi? Certo che no. Se lo fossero non avremmo certo le poche decine di morti che abbiamo ogni anno ma probabilmente l’umanità sarebbe già estinta! Il basso numero di attentati rispetto alla popolazione mussulmana dimostra da solo che non è l’appartenenza a quella fede a fare di una persona un terrorista e un assassino. Se, come alcuni ci vogliono far credere, l’Islam istigasse a uccidere, avremmo in giro centinaia di milioni di killer. Non è così, dunque la tesi è errata. Il razzismo nasce da pregiudizi come questi, nonostante l’evidenza della logica e della statistica.

Siamo fatti di emotività oltre che di ragione e vedere qualcuno ucciso ingiustamente, ci indigna e ci fa inorridire. È giusto che sia così. Deve essere così. I responsabili degli attentati sono dei mostri e dei pazzi, degli esseri sfuggiti a un medioevo che speravamo di aver sconfitto. Non per quanto detto sopra dobbiamo smettere di combatterli, ma non dobbiamo avere paura di loro. Non possiamo avere paura di loro.

La barbarie si combatte con la cultura e l’intelligenza, la superstizione si combatte con la cultura e la conoscenza. Diamo cultura e conoscenza a tutto il mondo e il terrorismo sarà un ricordo del passato. Diamo cultura e conoscenza a tutto il mondo perché questo ci aiuterà a combattere anche i problemi veri, anche le vere cause di morte. Cominciamo a renderci conto che i veri assassini siamo noi, Cominciamo a considerare che ci trasformiamo in potenziali assassini ogni volta che accendiamo il motore della nostra auto.

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